>Come sottolinea il Wall Street Journal, lo scorso anno il 48% dei creator digitali ha guadagnato meno di 15mila dollari
>la maggior parte dei content creator guadagna cifre medio-basse, proprio come le persone che svolgono lavori “tradizionali”. E solo in pochi raggiungo la vetta di quel 13% (ndo: quelli che guadagnano ), che intanto appare sempre più lontana e irta di ostacoli.
Enshittification anche dell’influencer? Voi che ne pensate ?
Mirieste on
Solo io penso che si guardi la questione dal punto di vista sbagliato?
Quando leggo robe come «la maggior parte dei content creator guadagna cifre medio-basse, proprio come le persone che svolgono lavori “tradizionali”», il mio primo pensiero non sono i 15.000 dollari (o euro, o che dir si voglia) all’anno: il mio primo pensiero sono i 15.000 dollari all’anno *con un impegno molto minore del mio tempo* rispetto a un lavoro tradizionale, che richiederebbe un annullamento personale di otto ore al giorno per la maggior parte della settimana, ogni settimana della propria vita.
È per questo che non sono d’accordo quando qualcuno dice che, fra i content creator, solo uno su un milione ce la fa: se ce ne fosse anche solo un 25% che porta a casa dai 12.000 l’anno in su per dei post o per creare contenuti che fondamentalmente sono espressione del proprio hobby, io lo chiamerei un successo colossale.
C’è poi quella schiera di ‘influencer’, quelli che lavorano e producono contenuti solo ed esclusivamente per uno specifico settore e pubblicizzano prodotti/aziende di quel settore. La c’è un senso logico e utilità .
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>Come sottolinea il Wall Street Journal, lo scorso anno il 48% dei creator digitali ha guadagnato meno di 15mila dollari
>la maggior parte dei content creator guadagna cifre medio-basse, proprio come le persone che svolgono lavori “tradizionali”. E solo in pochi raggiungo la vetta di quel 13% (ndo: quelli che guadagnano ), che intanto appare sempre più lontana e irta di ostacoli.
>Dietro le quinte, i creator hanno denunciato più volte il rischio di burnout, tanto concreto da spingerli in alcuni casi al suicidio. Per sgomitare in un mercato sempre più affollato e presentarsi in salute al tavolo delle contrattazioni con gli sponsor, gli aspiranti influencer sono costretti a produrre costantemente post sempre più coinvolgenti. E passano così le proprie giornate a pianificare, filmare, fare editing su foto e video, il tutto mantenendo un filo costantemente aperto con la propria community di seguaci. Molti hanno confessato di non aver tempo per fare altro. Come tanti altri liberi professionisti, non ricevono però ferie retribuite né benefit di assistenza sanitaria (un problema enorme negli Stati Uniti), né contributi pensionistici o altri vantaggi che le aziende in genere forniscono ai propri dipendenti.
Enshittification anche dell’influencer? Voi che ne pensate ?
Solo io penso che si guardi la questione dal punto di vista sbagliato?
Quando leggo robe come «la maggior parte dei content creator guadagna cifre medio-basse, proprio come le persone che svolgono lavori “tradizionali”», il mio primo pensiero non sono i 15.000 dollari (o euro, o che dir si voglia) all’anno: il mio primo pensiero sono i 15.000 dollari all’anno *con un impegno molto minore del mio tempo* rispetto a un lavoro tradizionale, che richiederebbe un annullamento personale di otto ore al giorno per la maggior parte della settimana, ogni settimana della propria vita.
So che il mio giudizio è parziale, perché parlo da persona che comunque non è interessata a costruirsi una famiglia in futuro e che non ha alcun sogno costoso; le mie uniche spese sono… la spesa (quella letterale, al supermercato) e le bollette (Internet incluso)—che per una persona sola possono essere coperte benissimo da 15.000 euro l’anno; per il resto, l’unica cosa a cui do valore è il mio tempo e l’impiego che ne faccio.
È per questo che non sono d’accordo quando qualcuno dice che, fra i content creator, solo uno su un milione ce la fa: se ce ne fosse anche solo un 25% che porta a casa dai 12.000 l’anno in su per dei post o per creare contenuti che fondamentalmente sono espressione del proprio hobby, io lo chiamerei un successo colossale.
Influencer come Chiara Ferragni e company non hanno nessun tipo di futuro, perché non servono a niente e non vendono prodotti, ma la propria immagine. E la maggioranza degli ‘influencer’ sono questi. Già fare 15.000 dollari l’anno vendendo il niente è strabiliante: non è un lavoro a tempo pieno, non ci vuole nessuna abilità particolare o skill. E i nostri influencer lo dimostrano
C’è poi quella schiera di ‘influencer’, quelli che lavorano e producono contenuti solo ed esclusivamente per uno specifico settore e pubblicizzano prodotti/aziende di quel settore. La c’è un senso logico e utilità .
Esempio: il creator che tratta le auto lo reputo più affidabile nelle sponsorizzazioni di aziende/prodotti d’auto perché sa di cosa parla e ha un hobby, magari un professione in quel settore.
Quello che nasce parlando d’auto poi finisce a sponsorizzare dentifrici, vestiti, telefoni e aziende di consulenza per me è Wanna Marchi. Blocco e smetto di seguirlo, perché è un tabellone per la pubblicità . E non mi serve, c’è internet
Da ‘consumatore’ di social questa è la mia visione sugli influencer.
Godopoli
Mi sembra che già da un po’ abbiano iniziato a dare via il qulo per sbarcare il lunario