Un liceo Grossetano dà il via ad un esperimento interessante: Nessun voto, nessuna suddivisione in quadrimestri. Solo la pagella di fine anno. Non è la prima volta che succede. Un anno fa il “Marco Polo” di Firenze, pioniere di questo nuovo modello, tolse totalmente i voti per una classe-pilota.
Tra le ragioni a favore: Il minor stress per gli studenti, il miglior rapporto tra insegnanti e studenti e, dicono, una migliore organizzazione del programma nell’arco dell’anno.
Voi che ne pensate?
My 2 Cents: L’ammorbidimento del sistema scolastico può arrecare danni considerevoli a lungo termine. Negli Stati Uniti e Canada abbiamo ripetutamente visto barriere abbassate, test rimossi e quant’altro in “difesa” degli studenti. Lo vedo come un modo di trattare gli studenti come degli esserini fragili che vanno protetti.
Qualcosa che inevitabilmente rischia di creare una bolla, in nome del “safe space”, che scoppierà in faccia ai giovani non appena questi toccheranno il mondo vero. Il giudizio di chi si trova sopra di te, il fallimento nel raggiungimento di un traguardo, il ritrovarsi fuori dal podio in classifica fanno parte della vita. Tutti prima o poi ci passiamo e data l’inevitabilità di questa esperienza è bene iniziare a farsi le ossa presto, in modo che il fallimento non diventi debilitante alla sua prima apparizione.
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Un liceo Grossetano dà il via ad un esperimento interessante: Nessun voto, nessuna suddivisione in quadrimestri. Solo la pagella di fine anno. Non è la prima volta che succede. Un anno fa il “Marco Polo” di Firenze, pioniere di questo nuovo modello, tolse totalmente i voti per una classe-pilota.
Tra le ragioni a favore: Il minor stress per gli studenti, il miglior rapporto tra insegnanti e studenti e, dicono, una migliore organizzazione del programma nell’arco dell’anno.
Voi che ne pensate?
My 2 Cents: L’ammorbidimento del sistema scolastico può arrecare danni considerevoli a lungo termine. Negli Stati Uniti e Canada abbiamo ripetutamente visto barriere abbassate, test rimossi e quant’altro in “difesa” degli studenti. Lo vedo come un modo di trattare gli studenti come degli esserini fragili che vanno protetti.
Qualcosa che inevitabilmente rischia di creare una bolla, in nome del “safe space”, che scoppierà in faccia ai giovani non appena questi toccheranno il mondo vero. Il giudizio di chi si trova sopra di te, il fallimento nel raggiungimento di un traguardo, il ritrovarsi fuori dal podio in classifica fanno parte della vita. Tutti prima o poi ci passiamo e data l’inevitabilità di questa esperienza è bene iniziare a farsi le ossa presto, in modo che il fallimento non diventi debilitante alla sua prima apparizione.